Taranto – Ternana 0-1
Un anelito di fiato. Include onore e gloria. Gloria di padri e figli impressi nella storia. Tra le pendici di una cima maestosa lo sguardo volge su. Più su. E come fosse il Poeta – non ti curar di loro – gli occhi fuggono via. Nell’immenso blu notte che spalanca le porte di una percezione in grado di elevare. L’erba – per una volta – è quella del campo verde. Dove si assiste a meccanismi di vita vissuta.
Dove insistono gli ingranaggi di una comunità che si unisce. Si unisce e non divide. Impera, Taranto. Anche stasera, impera e detta legge in barba a quel che accadrà. Che non sarà una vittoria a incidere di più. Che non sarà una sconfitta a sminuire un tragitto. Semmai, la dignità.
Traslata in chi quella maglia l’indossa quale simbolo emblematico di un popolo. Centra il calcio giocato, poi si trascende. Uno di fronte all’altro. Come nelle migliori tradizioni di uomini che diventano uomini. Taranto con l’Ilva a un tiro di schioppo, con la voglia di inquinare chi inquina, con trascorsi di sofferenza e umiltà sanciti dalla Storia grande di una popolazione che sa fare fatica. Essere uomini. Non conta la buona volontà né bastano professioni di fede. Semmai, i duroni alle dita, il sudore alla fronte. Il mare a un tiro di schioppo, Taranto. Come fosse Terni, senza il mare. Ma con le stesse piaghe alle mani, gocce di sudore che puzzano di acciaierie. E anche lì, con la dignità, ci si fa i conti giorno e notte. Pare solo calcio, invece col fischio. Dentro, a ben vedere, c’è una vita da agire.
Buonasera dallo stadio Erasmo Iacovone.
Tempo clemente sebbene l’estate vera cominci a essere tutt’al più ricordo. Meno di unora al big match della settima giornata. Gli spalti hanno risposto presente dopo le ottime prestazioni dei locali.
Partiti tra l’entusiasmo della tifoseria di casa. L’accoglienza ai giocatori pugliesi è stata da applausi. Sapessero rendere tanto affetto, la gara non avrebbe storia. Eppure, occhio alla Ternana. Dionigi non è in panchina a causa della squalifica da scontare.
Prime fasi concitate e intense: conclusione a rete di Nolè al 5′ appena superato. Bene l’estremo avversario nel respingere la conclusione. La manovra pugliese comincia già ad avere i frutti desiderati: si gioca nella metà campo ospite, i più indaffarati sono i reparti di mediana.
Rosso a Toscano. L’allenatore abbandona mesto il campo. Non abbiamo capito il motivo del provvedimento mentre ci sembra lampante la supremazia tarantina in questa fase di partita.
Prosegue l’iniziativa fresca e brillante dei pugliesi. Ternana eccessivamente attendista, il rischio è che gli umbri facciano come il pugile che decide di impostare la propria strategia sulla capacità di incassare senza crollare. Ecco, la sensazione è che prima o poi crolli davvero.
Pericolo per gli ospiti: l’affndo locale al 32′ si spegne a lato davvero di un nulla. Taranto in pressing, ritmi alti che la Ternana riesce a contenere. Per ora.
A una manciata di minuti dall’intervallo, solfa invariata: preme il Tranto ma la porta ospite resta inviolata.
prima frazion archiviata: è un Tranto che piae per la sensazione che possa colpire da un momento all’altro. Ternana coriacea e dura a cedere: qualche ripartenza, male al momento della conclusione.
Ripresa cominciata: trama identica a quella appena mesa in archivio. Il publico è un sostegno incredibile per i padroni di casa che raccolgono l’incitamento con il giusto piglio.
Mentre le due squadre si cominciano a chiedere se valga la pena accontentarsi del pareggio – ma fossi nei calciatori della Ternana diffiderei sempre dal pensare una cosa del genere di fornte a una corazzata come quella pugliese: che di accogliere voletieri la X non lo penserà mai – riflettevo sul fatto che davvero, percependo tale partecipazione nei confronti di un club viene davvero da capire cosa sia – quale sia – il senso ultimo (e primo) del gioco del calcio. Fratellanza, lealtà.
E mentre elucubravo, paf, Ternana in vantaggio. Umbri a questo pnto maestri nell’arte dell’incasso a oltranza, fino allo sfinimento dell’avversario. E’ bastato un attimo di cedimento – rifiatare è doveroso – perché gli ospiti sfondassero.
A questo punto si fa dura: umbri capaci di conservare una solidità difensiva encomiabile. Vero che per vincere occorre segnare ma questo vantaggio è figlio per davvero di una impeccabile condotta della retroguardia della Ternana.
Plauso al tifo pugliese: potessero, spingerebbero il pallone con il fiato alle spalle dell’estremo ospite. Ed è la riflessione che mi fa tornare a bomba: vincere o perdere conta poco quando in campo gli undici che vedi correre sono la trasposizione di altrettanti polmoni, di altrettanti cuori.
Triplice fischio. Battuta d’arresto casalinga per i padroni di casa che escono in ogni caso tra gli applausi dei sostenitori. Dubitavo ella strategia, la Ternana mi ha smentito: non gradisco squadre che si chiudono a riccio, prefereisco partite aperte ma capisco che a Taranto in pochi altri avranno lil piacere di racimolare l’intera posta in palio.